10 domande a… Cecilia Chailly

Cecilia Chailly 210 domande a… Cecilia Chailly – Grazie per avermi concesso quest’intervista, tra i moltissimi impegni della sua agenda!  Comincio subito con le domande.

1) Arpista, compositrice, cantante e scrittrice. In breve: un’artista completa. Come riuscire a convincere le persone che l’artista svolge un lavoro e che non vive solo di emozioni, sebbene sia in grado di regalarle con un solo sguardo?
Per svolgere un’ attività creativa bisogna essere molto ordinati, ma con una mente manageriale. Bisogna avere archivi efficienti, collaboratori adeguati, precisione; tutte cose che ben poco sembrano avere a che fare con il “genio e sregolatezza”, ma che invece convivono, nell’artista, insieme a tutte le altre componenti della personalità.

2) perchè, secondo lei, un artista è considerato tale, solo se c’è qualcuno che “garantisce per lui”? Non parlo di raccomandazioni, ma di riconoscimenti pubblici. Che differenza c’è, tra un artista noto al grande pubblico e un artista di strada?
La grandezza, oltre che nel talento, sta nella capacità di restare fedeli al progetto artistico, perseguendolo al massimo, fino a superare i propri limiti; quando c’è quest’intensità, si arriva più vicini alla perfezione, e si arriva al pubblico. Non importa se ad un pubblico di strada o di teatro. L’artista vero ha i propri obbiettivi artistici; Il riconoscimento viene dopo, ma non è il fine.

3) Quali sono i valori più importanti che vorrebbe trasmettere al suo pubblico? E quali sono le cose che nessuno dovrebbe mai accettare?
Fiducia in sé stessi, nel proprio essere “anima”, e in sintonia con gli altri; nessuno dovrebbe accettare oppressioni e mancanza di rispetto e libertà.

4) Le dico un nome: Ennio Morricone. Che cosa le viene in mente, e perché?
La prima volta che l’ho conosciuto, quando mi ha fatto i complimenti per come suonai il trio di Debussy. E poi la sua casa enorme di Roma dove fa jogging tutte le mattine.

5) Quante ore dedica, allo studio, in una sua giornata tipo? E quante, in occasione di un concerto?
Lo studio non è solo tecnico all’arpa; diciamo che intorno al lavoro sto tutto il giorno, con i mie tempi. Quando ho voglia suono. Prima dei concerti suono di più.

6) Parliamo di “arpa elettrica”. I pro e i contro, rispetto ad un’arpa “classica”.
Il modello è comunque classico, ossia a pedali e con 47 corde. Cambia il suono, che nell’elettrica è più incisivo ma meno espressivo che nell’acustica, i che si sente meno ma ha più dinamiche. Dipende dal contesto, dall’ambiente e dal repertorio; le amo entrambe.
7) In una vita così permeata d’arte, quali sono le cose semplici che le permettono di mantenere i piedi per terra e di conservare l’umiltà nella grandezza?
La vita stessa, fare la spesa, occuparsi delle cose pratiche, e la situazione italiana attuale obbligano a mantenere i piedi per terra. L’umiltà l’ho imparata, l’ho coltivata, va di pari passo con l’esperienza.

8) Chi nasce artista, secondo lei, è in grado di rimanere in silenzio, di non comunicare? Qual è la fonte segreta dell’espressione interiore?
Un artista si esprime con il suo linguaggio; se resta in silenzio può anche smettere di produrre, ma la sensibilità resta la stessa. Può decidere di tenersela per sé. La fonte è la fonte; basta trovarla, lei è lì. Forse sta nel cuore.

9) Se lei non respirasse musica, riuscirebbe a sopravvivere?
Ci sono tante arti che mi interessano, ma poi basta cantare, fare del ritmo con gli oggetti…la vita è musica!

10) Ci sono cose di cui non abbiamo parlato e che vorrebbe aggiungere? Quali sono i suoi prossimi impegni?
Sogno di andare a fare delle belle nuotate al mare, prima dei concerti e degli eventi che mi aspettano; il primo sarà il 10 maggio a Sesto San Giovanni, un evento di danza classica, fotografia, video e musica, la mia, che suonerò dal vivo. Vi aspetto!

Paola Elena Ferri

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