Isola di plastica nel Mediterraneo

plastica nel mediterraneoGià nel marzo del 2011 un articolo del Corriere della Sera annunciava la formazione di un’isola di plastica nel mare Mediterraneo.
Infatti, secondo la ricerca “l’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino” realizzata da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Dapne di Arpa Emilia Romagna su richiesta di Legambiente, nel mediterraneo occidentale, tra l’Italia, la Francia e la Spagna, galleggiavano già allora 500 tonnellate di plastica con una concentrazione, addirittura maggiore di quella riscontrata nelle due più famose isole di plastica situate, la prima nell’Oceano Atlantico e la seconda nell’Oceano Pacifico.
Per il 90% si tratta di piccoli frammenti di plastica del peso medio di 1,8 milligrammi che galleggiano entro i primi 20 cm dalla superficie dell’acqua.
La plastica infatti, è costituita da polimeri sintetici originati dal petrolio e, con il passare del tempo, non si distrugge, ma si scompone in minuscoli frammenti che vengono chiamati micro-plastiche e sono questi frammenti che hanno portato alla formazione dell’isola di plastica presente ora nel Mediterraneo.
La maggior concentrazione, è stata riscontrata nei presso dell’Isola d’Elba e della Costa Azzurra, ma anche in Corsica e nell’arcipelago Toscano.
Ci vogliono fino a mille anni affinché una bottiglia di plastica si scomponga completamente.
I danni per i nostri mari, sono veramente inimmaginabili, incalcolabili e siamo già consapevoli, di quante specie di animali sono a rischio per questo motivo.
Le tartarughe marine scambiano i piccoli frammenti di plastica per piccole meduse e si soffocano ingerendoli, come testimoniato da numerosi studi effettuati in merito.
Ma non solo le tartarughe sono in grave pericolo, la concentrazione di plancton nei nostri mari è di 10 a uno rispetto ai frammenti di plastica e di plancton, tutti sappiamo si nutrono le balene e altre specie animali.
Secondo l’UNEP (United Nations Environment Programme: Programma della Nazioni Unite per l’Ambiente) e l’agenzia di protezione ambiente Svedese:

  • Di 115 specie di mammiferi marini 49 sono a rischio ingestione di rifiuti marini. Elefanti marini, delfini, capodogli, lamantini, sono tutti trovati a ingerire plastica.

  • Di 312 specie di uccelli marini, 111 sono a rischio in quanto note per aver ingerito plastica.

  • Ogni anno sono tra i 700.000 e un milione gli uccelli marini che rimangono uccisi per aver ingerito plastica.

Ancora questa estate appena passata, in alcuni notiziari si è parlato dello spiaggiamento di atri delfini sulle nostre spiagge e della morte di molte tartarughe e ancora si fanno tante supposizioni su questa strage di cetacei nei nostri mari, ma la vera causa sembra proprio essere l’isola di Plastica che si è formata nel Mediterraneo.
Tante le ipotesi che sono state fatte, tra cui il virus del morbillo, ma ancora nessun collegamento tra la moria di tanti mammiferi marini e la grande concentrazione di plastica che li avvelena.
Naturalmente trattasi di un caso che la moria di tanti delfini avvenga proprio nella zona dove la concentrazione di plastica in mare sia maggiore.
Oltretutto, molte specie di pesci, finiscono poi anche sulle nostre tavole mettendo a rischio tutta la nostra  catena alimentare.

Sabrina Stoppa

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