Noam Chomsky sull’attuale situazione in Ucraina e Crimea
Il noto linguista e sociologo nonché esperto di politica internazionale Noam Chomsky, in una recente intervista al quotidiano il Manifesto, ha detto molte cose interessanti e abbastanza condivisibili sull’attuale situazione politica che vige in Ucraina e in Crimea.
L’elemento principale della sua tesi esposta nell’intervista è la critica rivolta all’atteggiamento dei mass media e delle autorità europee e statunitensi nei confronti della questione, un’atteggiamento del tutto arrogante e opportunista.
Dice Chomsky: ”quanto alla Crimea, faccio davvero fatica ad associarmi all’indignazione dell’occidente. Leggo in questi giorni editoriali assurdi, a livello di guerra fredda, che accusano i russi di essere tornati sovietici, parlano di Cecoslovacchia, Afghanistan. Ma dico, scherziamo? Per un giornalista, un commentatore politico, scrivere una cosa del genere, oggi, significa avere sviluppato una capacità di asservimento e subordinazione al «pensiero comune» che nemmeno Orwell avrebbe potuto immaginare. Ma come si fa? ”
Anche la reazione dei media occidentali al recente referendum in Crimea è stata del tutto sproposita e assai propagandistica: appena saputo il risultato sono subito volate accuse di presunti brogli , e politicamente le minacce di sanzioni da parte degli USA e dell’UE.
Insomma: o con le buone o con le cattive si deve fare sempre la volontà degli Stati Uniti e degli alleati, che si credono padroni incontrastati del mondo, tanto gli strumenti di democrazia, come il referendum, vanno bene solo se sono a senso unico.
Eh dire questo non significa assolutamente parteggiare per Putin o il suo regime semiautoritario e spesso liberticida, ma semplicemente rifiutare la logica propagandistica manichea che viene fatta passare nei mass media occidentali e assumere un punto di vista il più possibile neutrale e obiettivo, cosa che Chomsky tenta di fare nella sua analisi.
Argomenta Chomsky: ”Per carità, tutto sono tranne che un filo russo o un fan di Putin: ma come si permettono gli Stati uniti, dopo quello che hanno fatto in Iraq – dove dopo aver mentito spudoratamente al mondo intero sulla storia delle presunte armi di distruzione di massa, sono intervenuti senza un mandato Onu a migliaia di chilometri di distanza per sovvertire un regime – a protestare, oggi, contro la Russia? Voglio dire, non mi sembra che ci siano state stragi, pulizie etniche, violenze diffuse. Io mi chiedo: ma perché continuamo a considerare il mondo intero come nostro territorio, che abbiamo il diritto, quasi il dovere di «controllare» e, nel caso, modificare a seconda dei nostri interessi? Non è cambiato nulla, alla Casa Bianca e al Pentagono, sono ancora convinti che l’America sia e debba essere la guida – e il gendarme – del mondo”
Difatti, per gli States, ogni occasione è buona per mostrare i muscoli e la propria supremazia militare, ottenuta molto spesso con l’inganno, la destabilizzazione e l’uso di una politica estera che in molti casi ha assunto caratteristiche che si potrebbe definire tranquillamente come terroristiche (uso di bombe ”intelligenti”, atomica, droni, napalm).
Sarebbe ora che gli USA la smettessero di interferire sempre negli affari di altri paesi, visto che quando lo fanno contribuiscono a peggiorare la situazione e a portare il mondo sull’orlo del collasso con le continue guerre di cui hanno bisogno per mantenere il mastodontico complesso militare-industriale.
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