Summit in Kuwait della Lega Araba: profonde spaccature interne

arab leagueKuwait City, Kuwait – Il venticinquesimo vertice della Lega Araba, inizierà domani e terminerà mercoledì, ma nuove divisioni interne hanno soffocato le speranze di riuscire ad ottenere progressi significativi riguardo a numerosi temi, come ad esempio il conflitto in Siria, la minaccia costante della violenza politica nella regione e la questione arabo-israeliana. Poco prima della riunione prevista in Kuwait, una controversia irrisolta tra i membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) si è aggiunta alla situazione di divisione, già di per sé molto complessa, sia in Siria che nei territori palestinesi. Secondo le fonti dell’Agenzia di Stampa del Kuwait, il segretario generale della Lega Araba ha affermato che il vertice discuterà principalmente dei seguenti temi: Siria, Palestina e terrorismo.
La probabilità di trovare un accordo fra le questioni in ballo è, ad ogni modo, una utopia.”Sarà molto difficile trovare un consenso tra i ventidue paesi che costituiscono la Lega Araba, molto più rispetto a quanto è accaduto in passato, perché siamo di fronte ad una consistente polarizzazione, fra coloro che vogliono mantenere lo status quo, indifferenti alle ultime vicende della Primavera Araba, e coloro che invece vogliono cambiarlo.” Queste le parole di Omar Ashour, docente di politica mediorientale all’Università di Exeter a Londra.
Ashour vede il mondo arabo come diviso in tre grandi coalizioni. Il primo gruppo supporta le modifiche introdotte dalla Primavera Araba, e comprende la Tunisia e il Qatar, nonché lo stato non arabo della Turchia.
Il secondo gruppo, costituito da Emirati Arabi Uniti, Egitto e Arabia Saudita, si oppone alle forze rivoluzionarie della Primavera Araba, vedendo la proposta di un cambiamento come una minaccia alla stabilità.paesi arabi
Ashour vede anche una terza coalizione pro-sciita, costituita da Siria, Iraq, gli Hezbollah del Libano, e lo stato non arabo dell’Iran. Questo terzo gruppo è interessato a mantenere lo status quo nelle zone in cui i loro sostenitori sono al potere, come nel caso della Siria, ma sostiene ad ogni modo quelle rivoluzioni in cui i loro interessi coincidono con quelli dell’opposizione, come nel caso del Bahrain.
Queste politiche così differenti hanno portato ad una spaccatura evidente e insanabile nelle ultime settimane tra i paesi del Golfo: si contrappongono da un lato il Qatar, l’Arabia Saudita e il Bahrain e dall’altro gli Emirati Arabi Uniti.
La controversia ha portato questi Paesi a ritirare i loro ambasciatori a Doha, uno sviluppo che non fa ben sperare per la capacità della Lega Araba di intraprendere qualsiasi azione significativa.
Alcuni hanno persino suggerito che se non si è in grado di trovare una soluzione velocemente si arriverà presto alla fine del GCC.
L’unica questione che il vertice sicuramente non affronterà è quella sul petrolio e, di conseguenza, sugli Stati del Golfo che ne detengono il possesso.
Il sostegno del Qatar a favore della Fratellanza Musulmana è il punto cruciale del battibecco GCC. L’ Arabia Saudita e l’ Egitto hanno bollato l’organizzazione come una “organizzazione terroristica“.
stemma legaI partiti politici affiliati alla Fratellanza ricoprono cariche molto importanti come, ad esempio, la carica di Primo Ministro del Marocco, alcuni seggi nel parlamento kuwaitiano e costituiscono una grande parte della coalizione del Governo della Tunisia.
Nei territori palestinesi occupati, la Fratellanza affiliata ad Hamas governa, di fatto, Gaza.
“Gli stati arabi sono divisi su come considerare i palestinesi, se buoni o cattivi. Paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto sostengono la Fatah e vedono Hamas solo come una minaccia.”- afferma Ashour.
Gli stati arabi sono profondamente divisi sulla questione della Siria e sulla guerra civile in corso. Iraq, Algeria, Hezbollah, e gli Houthi nel nord dello Yemen hanno tutti, in qualche misura, sostenuto il governo di Bashar al- Assad, mentre il Qatar, l’Arabia Saudita, e un certo numero di altri stati hanno fornito sostegno ai gruppi armati di opposizione, che il governo chiama “terroristi”.
Il Primo Ministro iracheno Nouri al- Maliki ha anche accusato l’Arabia Saudita e il Qatar di sostenere i combattenti in Iraq.
Il problema è la politicizzazione del termine ‘terrorismo’, la parola viene applicata indiscriminatamente dagli stati arabi col fine di indebolire pubblicamente l’immagine degli avversari. Saranno fatti tentativi per arrivare al tema del terrorismo, della Palestina, e della sovranità territoriale, questo è certo, ma non possiamo garantire nulla. “- ha detto Ashour.
Viste le premesse così desolanti, molti mettono in dubbio la capacità della Lega Araba di riuscire ad arrivare a qualcosa.
Il fatto che la Lega Araba sia, ad oggi, totalmente inefficace ad affrontare la situazione è sotto gli occhi di tutti, come lo è il fatto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sia ancora una volta totalmente incapace di intraprendere un’azione decisiva, intervenendo.
La Lega Araba non crea problemi. Sono gli Stati membri, e spesso le potenze esterne, che li creano. Questo non è un problema esclusivamente arabo, ma è un problema globale.”- ciò è quanto afferma Sharif Nashashibi, analista ed opinionista del The Guardianesperto di questioni mediorientali.

Anthea Favoriti

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