1 maggio: “Festa della disoccupazione”

Festadeilavoratori1.1Con il 12,7% di disoccupazione complessiva e 42,7% per i giovani il 1 maggio sembra la “Festa della disoccupazione”.
Il processo di deindustrializzazione va avanti senza un progetto di investimenti per il futuro.
Disoccupati, cassintegrati e scoraggiati sono in aumento come anche coloro che decidono di espatriare per trovare lavoro all’estero.
Certo lo spread è sceso, ma a quale costo?
Le misure di austerità e rannunigore, le riforme del mercato del lavoro e delle pensioni, la maggiore tassazione sugli immobili, questo ed altro insieme alla crisi economica più grave dal dopoguerra hanno portato ad una situazione a dir poco allarmante.
Riforme di austerità e rigore che hanno impoverito tanti cittadini europei, hanno impoverito le classi medie e hanno portato tante persone a vivere condizioni di assoluta indigenza.
E poi ci sono i garantiti, i raccomandati, i segnalati, i favoriti etc. che vanno avanti grazie alla “peste rossa” o grazie al voto di scambio politico-elettorale portato avanti da qualsiasi fazione politica.
Invece degli 80 euro ci vorrebbe un provvedimento shock atto ad incentivare la spesa pubblica “buona” non quella degli sprechi: gli 80 euro poi solo ad alcune categorie fregandosene delle altre e soprattutto delle partite IVA che subiscono oltre “al danno pure la beffa” di non essere garantiti allo stesso modo di altri e anche di non ricevere i famosi 80 euro.
I pensionati ancora una volta bistrattati e gli incapienti che sono quelli che veramente “ne hanno bisogno” esclusi dal provvedimento.
Gli annunci, gli slogan, le promesse, la distrazione mediatica per allontanarci da quelli che sono i veri problemi del paese: di disoccupazione se ne parla certo ma non in modo dovuto….
Il nostro paese ha un patrimonio artistico e paesaggistico inestimabile e non si investe su questo mentre si “regalano” soldi solo a fine elettorale…
Il primo di maggio quindi non c’è proprio niente da festeggiare e c’è solo da stendere un velo pietoso sulla politica e sulle classi dirigenti che hanno portato il nostro paese in un declino dai connotati terrificanti.

Tommaso Genetti

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