Ott 19
La premiata macelleria Fmi propone di tagliare le pensioni
«Ottenere risparmi significativi sarebbe difficile senza intervenire sulla grande spesa pensionistica». Parola di Christine Lagarde, la “comare secca” del Fmi.
Quando parla la Signora con la Falce, generalmente si mette male – malissimo, in questo caso, per i pensionati italiani, cui sono rivolte le attenzioni della temutissima presidente del Fondo Monetario, che ora “consiglia” al bravo Renzi di accelerare le sue “coraggiose riforme” cominciando proprio da una vigorosa tosatura dell’Inps. Non è la prima volta che il Fmi punta il dito contro gli assegni pensionistici del Belpaese: l’élite tecno-finanziaria non tollera che la spesa sociale sia gonfiata dalle pensioni pubbliche, che del resto fanno “concorrenza” alle assicurazioni pensionistiche private, uno dei maggiori rami del grande business finanziario.
Così, dopo gli schiaffoni dell’Ocse, Matteo Renzi deve incassare quelli della super-cupola diretta dalla Lagarde, che ha rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano nel 2014, indicando una contrazione dello 0,1%.
Il sistema-Italia è entrato in agonia dopo Maastricht, con l’adesione all’euro e la conseguente introduzione dell’austerity europea di marca tedesca, che predica il taglio drastico dello Stato.
Nonostante ciò, la Troika – di cui il Fmi è una colonna – propone esattamente la stessa “cura” che sta uccidendo il paziente, ovvero il taglio ulteriore della spesa pubblica, quello che “ammazza” i consumi e quindi l’occupazione, il Pil, il gettito fiscale, la capacità di sostenere l’economia nazionale.
Con grande enfasi, i tecnocrati del Fmi fingono addirittura di stupirsi per le dimensioni del disastro, da essi essi progettato e generato con la contrazione progressiva dell’investimento pubblico: si parla apertamente di «rischi che restano ancorati al ribasso» e della «possibilità di stagnazione e bassa inflazione», come riporta il blog “Vox-Populi”. «Nell’analisi degli esperti di Washington, la crescita è destinata a rimanere attorno all’1% fino a tutto il 2019: le stime sono infatti per un +1,3% nel 2016, un +1,2% nel 2017, un +1% nel 2018 e un +1% nel 2019. Poi, cattive notizie anche sulla disoccupazione».
Quest’anno, la mancanza di lavoro salirà ai massimi dal dopoguerra, secondo le previsioni del Fondo Monetario: si arriverà al 12,6% rispetto al 12,2% del 2013. «La disoccupazione, inoltre, per il Fmi è destinata a restare a due cifre fino al 2017».
In altre parole quello che abbiamo di fronte è «uno scenario pessimo, che potrebbe anche essere rivisto ulteriormente al ribasso», prima della fine di ottobre: lo ha spiegato senza peli sulla lingua Kenneth Kang, capo della missione annuale del Fmi in Italia.
Di fatto non ci sono speranze, perché nessuna forza politica denuncia le cause della catastrofe. Senza un Piano-B, basato sull’unico rimedio possibile – l’interventismo diretto dello Stato, in barba al cappio dell’Ue – il bollettino clinico resterà quello di oggi, nutrito di un lessico che appare sempre più di natura psichiatrica, più che economica. Tutto sta crollando, e ancora si vaneggia di crescita del Pil, anziché dell’occupazione, in un mondo globalizzato nel quale l’Occidente fa sempre più fatica a piazzare le sue merci. L’Europa, poi, non ha più neppure il margine fisiologico di oscillazione della moneta: privatizzata anche quella, dalle stesse “istituzioni” che oggi propongono a Renzi di massacrare i pensionati italiani.
Ott 18
Costruire una casa spendendo 180 Euro si può. Ecco Come (+ video)
Un uomo ha costruito una casa spendendo solo 150 sterline, circa 180 euro, utilizzando una tecnica di costruzione antica e materiali che ha trovato nei cassonetti. Michael Buck, 59 anni, ha usato solo materiali naturali o cose buttate nella spazzatura per costruire la “cob house” nel suo giardino nella campagna dell’Oxfordshire. L’ex insegnante di arte, oggi piccolo proprietario terriero nei pressi di Oxford, ha già iniziato ad affittare la proprietà e il suo attuale inquilino – un operaio in una fattoria vicina – paga l’affitto con il latte.
La Cob Huse è stata costruita in base a un metodo che risale alla preistoria dove veniva utilizza solo la terra, argilla e paglia.
Il calore è fornito da una stufa a legna – e grazie alle pareti in pannocchia e al tetto di paglia la casa è sorprendentemente ben isolata. Il cottage ha anche una propria dependance di paglia completa di servizi igienici. Buck, che ha trascorso due anni raccogliendo materiali e nella costruzione della casa, ha detto che ‘Non doveva costare nulla, ma alcune cose sono andate storte quindi abbiamo finito per spendere 150 sterline‘.
Un giorno scomparirà di nuovo nel paesaggio – spiega il suo costruttore – diventerebbe solo un tumulo di terra, se venisse abbandonata. Ci sono anche alcuni tocchi personali – i nomi di tutti coloro che hanno contribuito a costruire la casa sono scritti sul muro, come quelli di tre mucche – Marigold, Crystal e Mist – che hanno fornito sterco che ha contribuito a fare le pareti’.
George Clark conduce degli speciali sulle case più incredibili del mondo, cliccate qua se volete stupirvi e vedere il video dettagliato della Cob House! Qua sotto una clip che dura circa un minuto per poter fare un giro veloce al suo interno.
Ott 18
Ho vissuto nel 2749: viaggiatore del tempo, membro del famoso Philadelphia Experiment
Membro del famoso “Philadelphia Experiment” Al Bielek ha raccontato il suo viaggio nel futuro: secondo lui, per circa sei settimane ha vissuto nel 2137 e poi nel 2749.
Egli conferma le sue parole descrivendo gli eventi che si verificano in questo momento. Secondo i ricordi di Bilek del futuro, il mondo a breve sarà regnato da un Nuovo Ordine Mondiale e ci sentiremo gli effetti devastanti del cambiamento climatico. E non è tutto.
Progetto Montauk – una serie di esperimenti governativi segreti degli Stati Uniti, che sono stati effettuati nella città di Camp Hero, vicino alla città di Montauk (New York). Lo scopo del progetto era quello di creare un arma psicologica e fare delle indagini sulle proprietà dei campi elettromagnetici super resistenti per i viaggi nel tempo, teletrasporto e creare oggetti mentali.
Bilek dice di aver partecipato al Philadelphia Experiment. il 13 agosto 1943 era a bordo della nave cacciatorpediniere DE 173, che scomparve misteriosamente nel corso della giornata.
Secondo Bilek, si svegliò in ospedale, accanto a suo fratello Duncan Cameron, dove trascorse sei settimane per riprendersi da un infortunio per radiazioni, che aveva ricevuto durante l’esperimento.
I medici del futuro utilizzarono un trattamento di vibrazioni e apparecchi di illuminazione.
In televisione tutto il tempo c’erano notizie e programmi educativi.
Si accorse che a causa del cambiamento climatico globale sul pianeta c’erano stati un gran numero di cambiamenti geografici che iniziarono prima del 2025.
Le coste, i delineamenti degli Stati Uniti e dell’Europa erano sorprendentemente diversi da come li vediamo oggi. Il livello del mare era salito, della Florida c’era rimasto quasi nulla. Atlanta (Georgia) era quasi sul mare. Il Mississippi si era trasformato in una via navigabile interna. I Grandi Laghi erano diventati un grande lago. Le infrastrutture degli Stati Uniti erano state distrutte. Le Nazioni come “americane” e “canadesi” non esistevano più.
Nel 2137 c’era una parvenza di legge marziale locale. Il governo centrale non esisteva.
I poli magnetici della Terra avevano cominciato a spostarsi, le strutture erano state costruite con dei pali artificiali per impedire il disastro dello spostamento dei poli magnetici.
La popolazione mondiale sarà ridotta a 300 milioni. La popolazione degli Stati Uniti era circa di 50 milioni.
Bielek afferma che dal 1954 al 2000 aveva collaborato con il governo degli Stati Uniti e che loro erano in possesso di tecnologia aliena.
I problemi iniziarono nel periodo compreso tra gli anni 2003-2005. Il Nuovo Ordine Mondiale iniziò gradualmente a monopolizzare l’intero pianeta, ma tali piani saranno interrotti dalla guerra. Ad un certo punto, scoppierà la guerra tra Russia / Cina vs USA / Europa. Molte città americane saranno distrutte. Il Nuovo Ordine Mondiale verrà eliminato.
Il Governo nel nostro tempo ha la tecnologia che in un paio di giorni può ridurre il livello di radiazioni e neutralizzare le scorie nucleari, ma rifiuta di ricorrere a loro per ragioni politiche. In futuro, queste tecnologie saranno utilizzate per eliminare le conseguenze della III Guerra Mondiale.
Successivamente Bilek stesso inspiegabilmente si trovò nel 2749, dove rimase per quasi due anni. Poi tornò al 2013, dove nuovamente incontrò suo fratello Duncan e poi entrambi tornarono al 1983.
Nel 2749 Bilek vide dei supporti a terra e città galleggianti. Queste città sono in grado di muoversi nell’oceano.
La gestione è effettuata da un sistema informatico con intelligenza artificiale. Nel 2749 non esiste nessun governo. Invece ho visto una struttura gigante cristallina galleggiante, che permette di comunicare telepaticamente.
Ognuno è fornito di beni di base necessari per vivere.
Ott 18
Ci stiamo avvicinando al maggior disastro finanziario della storia. Ecco perché
Gli economisti la chiamano “La Grande Recessione”: la crisi economica che attanaglia l’Europa dal 2008 ad oggi. Eppure non è altro che una gocciolina nell’oceano in confronto a ciò che sta per accadere.
Micheal Snyder su The Economic Colapse Blog non ha dubbi e per rispondere compie un’interessante analisi sul mondo dei derivati negli Stati Uniti: gli istituti “troppo grandi per fallire” nel paese oggi hanno singolarmente oltre 40 trilioni di dollari di esposizione ai derivati.
Con un debito nazionale di circa 17.700 miliardi di dollari, 40 trilioni di dollari è una cifra quasi inimmaginabile. E, prosegue l’analista, a differenza di azioni e obbligazioni, i derivati non rappresentano “investimenti” in nulla: sono solo scommesse di carta su ciò che accadrà in futuro. Praticamente una forma di gioco d’azzardo legalizzato e le banche “troppo grandi per fallire” hanno trasformato Wall Street nel maggiore casinò nella storia del pianeta.
Quando questa nuova bolla scoppierà (e scoppierà sicuramente), il dolore che causerà per l’economia globale sarà maggiore di quanto le parole possono descrivere.
Le banche “too big to fail”, continua Snyder, producono enormi profitti attraverso i derivati. Secondo il New York Times, tali istituti “contano quasi 280.000 miliardi dollari di derivati sui loro libri contabili”, anche se la crisi finanziaria del 2008 ha dimostrato quanto sia pericoloso.
Le grandi banche hanno poi sofisticati modelli computerizzati che dovrebbero mantenere il sistema stabile e aiutarli a gestire questi rischi. Ma tutti questi modelli sono basati solo su ipotesi ideate da persone in carne ed ossa. E quando un “evento cigno nero” arriva (come ad esempio una guerra, una grave pandemia, una catastrofe naturale apocalittica o un crollo di un grande istituto finanziario) questi modelli si sgretolano in pochissimo tempo.
Snyder riporta un breve estratto da un articolo di Forbes che descrive quello che è successo al mercato dei derivati dopo il tonfo di Lehman Brothers nel 2008:
“Torniamo al crollo finanziario del 2008 e che cosa vediamo? L’America stava celebrando: l’economia era in piena espansione, tutti sembravano essere sempre più ricchi, anche se i segnali di pericolo erano dappertutto: troppi prestiti, investimenti folli, banche avide, regolatori addormentati al volante, politici desiderosi di promuovere la casa di proprietà per chi non poteva permetterselo, e gli analisti a predire ciò non poteva che finire male.
E poi, quando Lehman Bros è caduta, il sistema finanziario e l’economia mondiale sono quasi crollate. Perché? La causa principale non era solo il prestito sconsiderato e la assunzione di rischi eccessivi.
Il problema era la mancanza di trasparenza. Dopo il crollo di Lehman, nessuno riusciva a capire i rischi per la negoziazione di derivati e quindi nessuna banca voleva prestare o scambi con qualsiasi altra banca. Dato che tutte le grandi banche erano state coinvolti in misura sconosciuta nel commercio di derivati rischiosi, nessuno poteva dire quale poteva essere il prossimo istituto finanziario a implodere”.
Dopo l’ultima crisi finanziaria, prosegue Snyder, ci avevano promesso che questo sarebbe stato risolto. Ma invece il problema è diventato molto più grande.
Da quando la bolla immobiliare è scoppiata nel 2007, il valore dei contratti derivati in tutto il mondo è salito a circa 500 miliardi di dollari. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, si tratta oggi dell’incredibile cifra di 710.000 miliardi di dollari. E naturalmente il cuore di questa bolla dei derivati si trova a Wall Street.
A tal proposito, Snyder pubblica il rapporto trimestrale più recente della Occ secondo cui le cinque maggiori banche “troppo grandi per fallire” dispongono tutte di oltre 40 trilioni di dollari in esposizione ai derivati.
JPMorgan Chase
Asset complessivi: circa 2,5 trilioni di dollariEsposizione ai derivati: oltre 67 trilioni di dollari
Citibank
Asset totali: quasi 1,9 trilioni di dollari
Esposizione ai derivati: circa 60 trilioni di dollari
Goldman Sachs
Asset totali: poco meno di un trilione di dollari
Esposizione ai derivati: oltre 54 trilioni di dollari
Bank Of America
Asset totali: 2,1 trilioni di dollari
Esposizione ai derivati: oltre 54 trilioni di dollari
Morgan Stanley
Asset totali: 831 milioni di dollari
Esposizione ai derivati: oltre 44 trilioni di dollari
E non è certo un problema solo americano. Come ha riportato recentemente anche Zero Hedge, il gigante europeo, Deutsche Bank vanta la maggiore esposizione in derivati di qualunque istituto americano, vale a dire oltre 75 trilioni di dollari (5 volte il Pil europeo e più o meno il Pil del mondo!!).
Per coloro che cercano con ansia il giorno in cui questi colossi imploderanno, è necessario tenere a mente che quando lo faranno si porteranno dietro tutto il sistema, ormai completamente dipendente da queste banche.
Ci avevano detto che qualcosa sarebbe stato fatto dopo l’ultima crisi, ma in realtà i giganti finanziari si sono, da allora, potuti allargare di un 37% complessivo.
Oggi, inoltre, le cinque maggiori banche del paese rappresentano il 42 per cento di tutti i prestiti negli Stati Uniti, e le sei maggiori controllano il 67 per cento di tutte le attività bancarie.
Ci stiamo pericolosamente avvicinando verso il maggior disastro finanziario nella storia del mondo, e, conclude Snyder, nessuno sta facendo nulla per impedirlo.
Video dei derivati italiani (Maggio 2014)
Ott 17
EBOLA, dal Ghana un’accusa e sospetto: infetti solo i vaccinati dalla Croce Rossa
Nana Kwame ha scritto:
Le persone nel mondo occidentale devono sapere ciò che sta accadendo qui in Africa Occidentale. Stanno mentendo!!!
“Ebola” come virus non esiste e non si è diffuso.
La Croce Rossa ha portato la malattia in 4 paesi specifici per 4 specifiche ragioni e l’infezione è contratta solo da coloro che ricevono trattamenti ed iniezioni dalla Croce Rossa.
Ecco perché i Liberiani e i Nigeriani hanno cominciato a cacciar fuori la Croce Rosa dal loro Paese dicendo la verità nella loro informazione.
Ora seguitemi bene:
Le ragioni:
Sono in molti a pensare alla “depopolazione” quando si parla di Africa; certamente ciò è sempre nella mente dell’Occidente, ma vi assicuro che l’Africa non sarà MAI depopolata uccidendo 160 Africani al giorno, poiché ne nascono migliaia ogni giorno. Quindi le vere ragioni sono più tangibili.
Ragione 1:
Questo vaccino che ha implementato la malattia e che è stato chiamato “Ebola” , è stato introdotto in Africa Occidentale con lo scopo finale di far arrivare truppe di terra in Nigeria, Liberia e Sierra Leone. Se vi ricordate l’America stava giusto cercando di entrare in Nigeria con l’operazione “Boko Haram” Bullshit (cavolata) che è andata a rotoli quando i Nigeriani hanno cominciato a dire la verità.
Non ci sono ragazze sparite. Il sostegno globale è svanito ed ora serviva una nuova ragione per far entrare truppe di terra in Nigeria e rubare le nuove riserve di petrolio che hanno scoperto.
Ragione 2:
La Sierra Leone è il secondo maggior fornitore di diamanti al mondo. Negli ultimi 4 mesi sono stati in sciopero, rifiutandosi di fornire diamanti causa le orribili condizioni di lavoro in cui versano e la paga da schiavi.
L’Occidente non pagherà mai un salario equo per queste risorse, perché l’idea è di tenere le persone a sopravvivere con solo un sacchetto di riso e l’aiuto dall’estero cosi che essi possano restare una eterna fonte di schiavitù a buon mercato.
Serviva anche un ragione per passare con truppe di terra in Sierra Leone, per imporre una fine agli scioperi dei minatori di diamanti. Non è la prima volta che si fa una cosa simile. Quando i minatori si rifiutano di lavorare, vengono inviate delle truppe in loco; anche se devono uccidere e sostituirli tutti, l’unico desiderio resta quello di riavere i diamanti per portarli fuori dal paese.
Naturalmente lanciare multiple campagne per invadere questi paesi individualmente, comincerebbe ad essere troppo sospetto. Ma qualcosa come “Ebola” consente un accesso all’intera area in contemporanea.
Ragione 3:
Oltre a rubare il petrolio nigeriano e costringere la Sierra Leone a ritornare nelle miniere, sono state mandate delle truppe anche per costringere alle vaccinazioni (il veleno mortale di “ebola”) quegli Africani che non sono abbastanza stupidi da farsele fare volontariamente.
Sono state inviate 3000 truppe per accertarsi che questo “veleno” continui a diffondersi, perché – ripeto- questo si diffonde solo grazie alle vaccinazioni. Vengono pubblicati sempre più articoli in Liberia, per informare la gente sulle menzogne e manipolazioni degli USA. Sempre più Africani si rifiutano di visitare la Croce Rossa.
Le truppe imporranno queste vaccinazioni sulla popolazione, per confermare visibilmente la pandemia di Ebola. In aggiunta a ciò, proteggeranno la Croce Rossa da Liberiani e Nigeriani che con diritto li espellono dai loro paesi.
Ragione 4:
Non ultimo, la comparsa di questa “pandemia” di Ebola (se per caso gli Americani non lo cogliessero) sarà usata per spaventare i molti milioni e far loro prendere “il vaccino” per Ebola…che è veramente la pandemia.
Hanno già cominciato con dell storie su come è stato portato in USA ed è comparso a Dallas, su come dei medici bianchi sono stati curati ma ora ai neri infettati non è concesso il trattamento etc etc.
Quel che tutto ciò causerà sarà che i neri dovranno battersi per avere il vaccino, perché sembra che la “cura” sia interdetta ai neri. Arriveranno a orde per averlo e allora ci saranno problemi seri. Con tutto quel che abbiamo visto che è stato rivelato quest’anno sui vaccini, uno penserebbe anche che la lezione è stata appresa… Tutto quel che posso fare è…sperare che cosi sia. Poiché essi fanno affidamento sulla nostra ignoranza, per completare le loro “agende” (nel senso di programmi).
Chiediti: se Ebola fosse stato trasmesso da persona a persona, anziché con una diffusione controllata attraverso una vaccinazione, perché il CDC e il governo USA continuano a permettere voli fuori e dentro da questi Paesi, senza che ci siano regole? E perché soprattutto continuare a volare in quei paesi?
Dobbiamo cominciare a pensare e condividere informazioni globali, poiché essi non forniscono la vera prospettiva della gente che vive in Africa Occidentale.
Mentono per loro profitto e non ci sono abbastanza voci la fuori, con una precisa piattaforma, per aiutarci a condividere la nostra realtà. Centinaia di migliaia sono stati uccisi, paralizzati resi disabili da questo o quel vaccino, in tutto il mondo e finalmente ce ne stiamo rendendo conto.
Ora che facciamo con tutte queste informazioni?
Ott 17
Moda sostenibile made in Italy: le scarpe a Km zero e quelle con le suole in sughero e mais
Sono scarpe realizzate mediante l’utilizzo di materiali ecologici a basso impatto ambientale e puntano sul rilancio dei distretti produttivi e artigianali italiani: scoprite tutto sulle calzature a km zero di Carrera e su quelle biologiche firmate Carta Vetrata.
Scarpe ecologiche italiane – Pratiche, comode, economiche e, allo stesso tempo, ecologiche ed eticamente sostenibili: sono le calzature a km zero dello storico marchio Carrera, realizzate in collaborazione con Coop e Legambiente.
Le scarpe ecologiche a Km. zero di Carrera – Obiettivo principale dell’azienda: fornire un prodotto di qualità che rispetta l’ambiente e rilanciare il prestigio dei prodotti made in Italy. Queste speciali ed ecosostenibili calzature sono infatti realizzate attraverso l’utilizzo di pellami, accessori e suole certificate a basso impatto ambientale e tutte le diverse fasi di lavorazione, dal trattamento dei materiali allo smaltimento, avvengono nel pieno rispetto delle normative italiane a difesa dell’ambiente.
Ma c’è di più: il progetto “Scarpe a Km zero”, cerca di rilanciare il settore delle calzature italiane messo a dura prova dalle produzioni made in China e lo fa sostenendo, attraverso un pieno rispetto della legislazione sul lavoro e delle condizioni igienico-sanitarie e ambientali, i distretti produttivi e artigianali della Puglia e della Campania, gli unici rimasti operativi in Italia dopo la chiusura di gran parte del comparto calzaturificio del Nord-Est e delle Marche.
Un prodotto locale ed etico quindi che si oppone alla delocalizzazione all’estero dei comparti produttivi, evita l’inquinamento prodotto da un eventuale trasporto delle calzature dai paesi stranieri e offre una possibilità di rilancio produttivo ed economico del settore.
Dove comprare le scarpe ecologiche a Km. zero di Carrera – Il progetto non ha richiesto alcun finanziamento ma si finanzia da sé mettendo a disposizione dei clienti un prodotto di qualità a un prezzo low cost: i diversi modelli della collezione hanno infatti un costo competitivo che va dai 39 ai 54 euro.
Per tutte le altre informazioni e per sapere dove trovare le scarpe a Km zero cliccate qui.
Le scarpe biologiche di carta vetrata – E non è ancora tutto perché vogliamo presentarvi anche un’altra realtà tutta italiana, Carta Vetrata, un marchio di accessori e calzature biologiche. Le scarpe di questo giovane marchio vengono infatti realizzate senza l’utilizzo di additivi chimici e adoperando solo materiali ecologici come pelle a concia vegetale, gomma e feltro riciclati.
Di qualità e decisamente particolari e innovative, nella collezione di scarpe firmate “Carta Vetrata” troviamo sneaker in cotone 100 per cento biologico e scarpe con le suole in sughero o in tutolo di mais, una materiale recuperato dagli scarti agroalimentari, traspirabile, resistente e amico dell’ambiente.
Due progetti italiani importanti che mettono in evidenza che è quindi possibile camminare ecologico facendo attenzione alla propria salute e a quella dell’ambiente e favorendo allo stesso tempo il rilancio del made in Italy.
Ott 17
TFR in busta paga: un magistrale esercizio di marketing politico
La riforma del mercato del lavoro che il Governo si accinge a varare presenta il contratto unico a tutele crescenti come il superamento della precarietà e l’anticipazione del TFR in busta paga come un aumento dei redditi dei lavoratori.
Ma, in entrambi i casi, si tratta di provvedimenti che si muovono nella direzione opposta a quella annunciata.
Il dibattito di politica economica in Italia ha subìto una fortissima accelerazione nel corso
dell’ultimo mese sui temi della “riforma” del mercato del lavoro.
A fronte del fatto che pressoché tutti i commentatori concordano che non si crea lavoro con un tratto di penna, occorre chiedersi innanzitutto per quale ragione sono state investite tante energie nella diatriba sull’abolizione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori (di fatto, peraltro, già superato dalla c.d. riforma Fornero del 2012), e ci si accinge a investirne
ulteriori per discutere dei possibili effetti dell’inclusione in busta paga del trattamento di fine rapporto (TFR) e del contratto di lavoro a tutele crescenti.
Al netto della dialettica politica interna al PD che è alla base delle priorità che il Governo intende dare alla sua azione, si può rilevare che la centralità assegnata dal Governo alla riforma del mercato del lavoro rientra in una strategia di respiro non propriamente alto, per la quale, come ha dichiarato il Ministro Poletti, occorre presentarsi a Bruxelles dichiarando di “aver fatto delle cose”.
Sembra di capire, indipendentemente dalla bontà di quello che si è fatto, ma a condizione di aver fatto qualcosa che si possa definire una “riforma”.
Si tratta, peraltro, di temi annunciati dal Governo, sui quali non esiste, al momento, un’indicazione certa, con l’ovvio esito di generare il proliferare di interpretazioni talvolta fuorvianti.
Per provare a mettere ordine nel discorso, è opportuno porre due punti fermi.
Le “riforme” del lavoro messe in atto in Italia negli ultimi anni sono state propagandate con due assiomi: il mercato del lavoro italiano non premia il merito, ed è duale nel senso che vede contrapposti lavoratori iperprotetti e lavoratori precari.
E’ bene chiarire che si tratta di due assiomi molto discutibili.
In primo luogo, non è esattamente chiaro, al di là degli slogan, cosa si intende per merito. Non si tratta di una disquisizione sui massimi sistemi, ma di un passaggio tecnico ineludibile per impostare un’eventuale (ulteriore) riforma del mercato del lavoro.
La capacità di un lavoratore di svolgere bene una determinata mansione può dipendere da una molteplicità di fattori che esulano del tutto dal suo personale impegno: i lasciti ereditari, il grado di scolarizzazione della famiglia di provenienza, a titolo esemplificativo, esercitano un’influenza rilevante sulle abilità dei singoli, del tutto indipendentemente dal loro sforzo individuale.
In secondo luogo, è vero che il mercato del lavoro italiano è duale, ma non nel senso che vede contrapposti lavoratori anziani iperprotetti e lavoratori giovani privi di garanzie.
Il mercato del lavoro italiano è duale perché in esso sono presenti individui con reti relazionali forti, che riescono a ottenere più facilmente un’occupazione solo in virtù delle conoscenze che le loro famiglie hanno, e individui privi di relazioni informali tali da garantire loro facile accesso al mercato del lavoro, buone condizioni di lavoro ed elevate retribuzioni.
Nel merito delle riforme annunciate, si possono porre le seguenti considerazioni.
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Il contratto di lavoro a tutele crescenti, parte integrante del c.d. jobs act, per il quale il costo del licenziamento individuale cresce al crescere dell’anzianità di servizio, presenta almeno due criticità.
In primo luogo, se l’impianto dell’intera riforma del mercato del lavoro vuole fondarsi su basi meritocratiche, non si capisce per quale ragione un lavoratore anziano debba avere più tutele di un lavoratore giovane, solo appunto perché più anziano.
In secondo luogo, non è ancora chiaro se questa tipologia contrattuale sostituirà – per le nuove assunzioni – il tradizionale contratto a tempo determinato.
Se così stanno le cose, si tratta di un ulteriore impulso all’attuazione di politiche di deregolamentazione del mercato del lavoro, non, come viene detto, di misure di contrasto alla precarietà. -
La recente proposta di inclusione in busta paga del TFR (per quanto è dato sapere, su richiesta dei singoli lavoratori) è anch’essa alquanto discutibile
Le criticità, in questo caso, sono fondamentalmente le seguenti.
In primo luogo, come è accaduto per il provvedimento che ha aumentato di ottanta euro gli stipendi mensili di una platea ristretta di lavoratori, c’è da aspettarsi che l’aumento delle retribuzioni non si traduca in misura significativa in un aumento dei consumi.
<Ciò a ragione del fatto che, con aspettative pessimistiche, l’aumento dei salari può tradursi semmai in maggiori risparmi a fini precauzionali.
L’ISTAT attesta un aumento della propensione al risparmio e un aumento dei risparmi complessivi, che sono passati dai 20 miliardi del 2012 ai 26 miliardi di euro nel primo trimestre del 2014, con un incremento del 26.7% in termini reali, e a fronte della riduzione dell’1.2% dei redditi disponibili nel medesimo periodo e della riduzione del tasso di inflazione.
Si tratta, con ogni evidenza di risparmio precauzionale finalizzato a far fronte a eventi futuri percepiti come sempre più incerti, soprattutto in considerazione del fatto che i tassi di interesse sui depositi a breve termine sono irrisori.
A ciò si può aggiungere che, con tassazione effettiva o attesa in aumento, la probabilità del verificarsi di questo effettoè ancora maggiore.
In secondo luogo, il provvedimento si configura come anticipazione del salario differito e, dunque, non è una fonte aggiuntiva di reddito .
Si può osservare che l’impatto della misura potrebbe essere molto modesto, per quanto attiene alla crescita dei consumi, in considerazione della duplice constatazione che la propensione al consumo tende a essere più elevata per gli individui più giovani e che, in Italia, è estremamente ristretta la platea di lavoratori giovani che potrebbero usufruire dell’anticipazione del TFR.
In terzo luogo, il TFR viene utilizzato da molte imprese come principale fonte di autofinanziamento degli investimenti.
Soprattutto in un contesto di restrizione del credito bancario, privarle di questi fondi significa rendere ulteriormente difficile la realizzazione di nuovi investimenti, e, per quanto riguarda i lavoratori, tenere il TFR in azienda costituisce un deterrente al licenziamento, dal momento che è ragionevole attendersi che un’impresa che decida di licenziare opterà verosimilmente per i lavoratori ai quali non deve corrispondere la liquidazione.
Occorre poi sottolineare che l’aumento dei redditi derivante dall’anticipazione del trattamento di fine rapporto significa maggiore tassazione, dal momento che il TFR è oggi tassato meno del reddito da lavoro.
Si stima, a riguardo, che nel caso in cui l’anticipazione riguardasse tutti i lavoratori occupati, le entrate fiscali ammonterebbero a oltre cinque miliardi.
Desta, peraltro, molte perplessità l’ipotesi di far gestire questa operazione al sistema bancario, dal momento che non è affatto chiaro, al momento, per quale ragione un Istituto di credito dovrebbe farsene carico.
Per quanto è possibile ora capire, le banche (le sole banche che aderiranno al protocollo siglato con il Governo) svolgeranno, per così dire, una funzione di ‘tesoreria’: erogheranno i finanziamenti alle imprese nel caso i loro dipendenti richiedano l’anticipazione del TFR, e, in caso di insolvenza, saranno rimborsate da un fondo di garanzia statale, che consentirà loro di non subire aggravi patrimoniali.
E desta anche molte perplessità l’impatto che l’anticipazione del TFR potrebbe avere sulle detrazioni delle quali attualmente i lavoratori beneficiano, a ragione di un aumento del loro ISEE.
Va anche ricordato che l’incidenza della produzione industriale sul Pil, in Italia, è in costante riduzione.
Su fonte ISTAT, si registra una flessione della produzione industriale pari a -3.2% nel 2013 e pari a -6.4% nel 2012. In questo scenario, l’aumento dei consumi – nel caso si verifichi – potrebbe in larga misura tradursi in un aumento delle importazioni, riducendo ulteriormente la domanda interna.
L’effetto esattamente opposto a quello che il Governo si attende.
Vi è, infine, una considerazione di carattere più generale, sulla quale occorre soffermarsi.
La sostanziale abdicazione dell’operatore pubblico a farsi carico della retribuzione dei lavoratori all’atto della cessazione del rapporto di lavoro costituisce la certificazione del principio secondo il quale la gestione dei fondi pensionistici deve rientrare nella sfera delle libere scelte individuali, non solo con riferimento al quando spendere i propri risparmi, ma anche al dove allocarli, ovvero se destinarli alla previdenza pubblica o ai fondi pensione.
Il Presidente Renzi ha legittimato questo indirizzo con il suggestivo argomento dello Stato non più “paternalista”, tacendo sul fatto che, nel primo caso, è lo Stato, non i singoli, a poter meglio pianificare l’allocazione dei risparmi a fini pensionistici (a ragione della “miopia” che può caratterizzare le scelte individuali) e, nel secondo caso, che la relazione fra singolo risparmiatore e Istituto privato di gestione dei fondi pensionistici non si svolge in condizioni di parità contrattuale, se non altro per la minore “alfabetizzazione finanziaria” del risparmiatore.
Ma, al di là dei discutibili aspetti tecnici dell’operazione, assimilabile alla “finanza creativa” di tremontiana memoria, vanno riconosciute al Governo notevoli competenze dimarketing politico: impinguare la busta paga genera verosimilmente un immediato effetto di illusione monetaria che tende a indurre i lavoratori a identificare un incremento monetario del loro reddito in un incremento del loro reddito reale disponibile; a fronte del quale il Governo otterrà maggiori entrate fiscali (via imposizione sul salario differito) e compirà un passo ulteriore verso quello che è stato definito il “capitalismo dei fondi pensione”.
Ott 16
Amsterdam, strano oggetto vola sulla scia di un aereo: un UFO? Video
Amsterdam – Nei pressi di Amsterdam in Olanda, un aereo in volo emette le sue scie di condensazione del carburante che normalmente emettono tutti gli aerei in volo.
Un oggetto che sembra assomigliare ad un UFO, si mette dietro e sembra rifornirsi con i gas di scarico dell’aereo.
Il filmato è stato postato sul web domenica 12 ottobre.
Lo strano oggetto non assomiglia a nessun aereo e non sembra neanche un drone. Il suo modo di volare è poco aerodinamico e sembra quasi voler cercare le scie dell’aereo.
Il tutto viene mostrato anche attraverso una versione ingrandita e rallentata del filmato, che però non aiuta a chiarire il misterioso comportamento del velivolo non identificato.
Ott 16
Vesuvio, l’allarme del vulcanologo: “Nessun piano di sicurezza e urbanisti folli, se erutta sarà una catastrofe”
Il Vesuvio è una bomba a orologeria, e qualora scoppiasse per Napoli e la Campania sarebbe una catastrofe. A ribadirlo, intervenendo nel programma Over shoot di Radio radicale, sono Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano, e l’urbanista Aldo Rossi.
Entrambi puntano il dito contro l’inesistente programmazione delle istituzioni, incapaci di predisporre un piano di sicurezza e uno sviluppo urbanistico in grado di affrontare l’emergenza e l’evacuazione di milioni di abitanti. Il Vesuvio e i Campi flegrei, uniti in un’unica camera magmatica, sarebbero capaci di produrre eruzioni devastanti e in tempi brevi, coinvolgendo un’area densamente abitata vasta decine di chilometri quadrati, compresa la città di Napoli che si trova ai margini della “zona rossa”. In poche parole, rappresentano “un pericolo di proporzioni catastrofiche”.
“Nessun piano di sicurezza“ – “Non esiste una organizzazione reale che sia in grado di portar via la gente in caso di eruzione – spiega Mastrolorenzo -. Ad oggi non ci sarebbe la possibilità di mettere in salvo tre milioni di persone. Le conseguenze sarebbero terribili“. L’urbanista Rossi sottolinea dal canto suo le carenze strutturali nell’organizzazione del territorio: “Architetti e ingegneri ignorano cosa sia il rischio vulcanico“. Sebbene la densità abitativa dell’area vesuviana stia progressivamente diminuendo (da 16 mila abitanti per chilometro quadrato del 2002 agli 11 mila odierni, “perché la gente è preoccupata, va via“, spiega Rossi), non c’è traccia di sviluppo “alternativo” per assorbire il rischio, altissimo. Anzi, “le istituzioni ipotizzano uno sviluppo urbanistico enorme, nell’area occidentale. Una follia“.
Progetti in zone a rischio – L’urbanista cita due aree ad alto pericolo che saranno però protagoniste di due notevoli progetti, la costruzione dell’Ospedale del Mare a Est di Napoli e l’ampliamento del Tribunale di Torre Annunziata, ai piedi del vulcano. Il problema, conclude Rossi, è che nessuna amministrazione sta pensando ad un piano per l’evacuazione sicura dei tre milioni di persone potenzialmente coinvolte da una eruzione: “Pensassero a realizzare strade radiali visto che le arterie del Vesuviano, strette e affollate, si trasformerebbero in una trappola mortale”.
Vedi anche: Campi Flegrei ad alto rischio eruzione. Ma la Protezione Civile non lo dice
Ott 16
Argentina: accampati da un anno contro la Monsanto e nessuno ne parla
E’ già trascorso un anno da quando i cittadini di un minuscolo centro della provincia argentina di Córdoba hanno piantato le tende di fronte al gigantesco cantiere e sono riusciti a fermare il megaprogetto della più temibile e criminale impresa dell’agro-business.
Con l’argilla hanno costruito un riparo da usare come cucina e accanto alla strada hanno coltivato un orto per la comunità. Raúl Zibechi torna ad analizzare i punti chiave della straordinaria e vittoriosa resistenza di Malvinas Argentinas contro Monsanto: hanno imparato a far politica senza essere dei politici.
L’eterogeneità e il sentirsi tutti uguali hanno creato uno spazio-tempo di auto-educazione collettiva, senza dirigenti né diretti, senza divisione del lavoro tra le persone che comandano e quelle che eseguono. Qualche settimana fa, l’Asamblea Malvinas Argentinas Lucha por la Vida (l’Assemblea Malvinas Argentinas Lotta per la Vita) ha festeggiato un anno dalla creazione del presidio che ha permesso di paralizzare la più grande opera che la multinazionale sta portando avanti a livello mondiale.
Un piccolo gruppo di abitanti di questo piccolo centro situato a 14 chilometri da Córdoba ha iniziato a mobilitarsi due anni fa quando la presidenta (Cristina Fernández, ndt) ha annunciato alla televisione nazionale che Monsanto avrebbe fatto investimenti per installare un impianto di sementi di mais transgenico che comprende 240 silos e l’utilizzo di milioni di litri di agrotossici.
Gli abitanti hanno ottenuto il blocco del progetto causando la prima grande sconfitta della multinazionale in Argentina, uno dei centri fondamentali per la sua attività nella regione sudamericana. Conoscere più da vicino questa importante esperienza di organizzazione e di resistenza può permettere di capire i motivi del suo successo nei confronti di una delle imprese più potenti del mondo.
Il primo insegnamento è che un piccolo gruppo di persone può cambiare la storia se è capace di radicarsi in un territorio e trasformarlo in luogo di resistenza. I protagonisti di questa lotta hanno scelto di accamparsi di fronte al cantiere della Monsanto.
Il punto di svolta è stato il festival Primavera senza Monsanto, nel settembre 2013, culminato con l’insediamento del presidio. L’installazione dell’accampamento è stata un’azione a sorpresa, non l’hanno annunciata prima proprio per evitare che la polizia lo impedisse. Per un anno hanno affrontato il freddo e la pioggia, senz’acqua e senza luce, dormendo nelle tende da campeggio; il loro sostentamento è stato reso possibile dalla solidarietà e dalla volontà degli attivisti.
Si sono stesi a terra per impedire l’accesso ai camion che trasportavano materiali da costruzione con il loro stesso corpo, hanno affrontato la repressione da parte della polizia, gli attacchi di gruppi appartenenti al sindacato delle costruzioni e la pressione dei poteri pubblici. Con l’argilla hanno costruito ripari da utilizzare come cucina, deposito e luogo per tenere riunioni e assemblee. Accanto alla strada hanno coltivato un orto per provvedere al cibo della comunità. La coesione e la risolutezza che sostiene il presidio ha consentito che si trasformasse in una comunità di vita.
Il secondo insegnamento sono l’eterogeneità e l’orizzontalità. Esther Quispe (nella foto qui a sinistra), nipote di boliviani, madre e nonna, sottolinea che “prima di dar vita all’assemblea, non avevamo mai partecipato a nulla”, fatta eccezione per due studenti universitari del quartiere (della città di Córdoba, ndt) che “non hanno sprecato la loro umanità dentro le aule”. Fondamentale, però, è stata la possibilità di coordinarsi con attivisti provenienti dall’università o dai partiti, “questo ci ha permesso di imparare parole nuove come capitalismo e organismi geneticamente modificati”.
Una costante che si può riscontrare in tutti i movimenti popolari è la confluenza di settori popolari e di attivisti che si sono formati in altri contesti. A Malvinas Argentinas –riflette Esther- il livello di istruzione è molto basso, pertanto il relazionarsi con attivisti con una formazione politica e teorica, ha aiutato la popolazione ad acquisire una visione più ampia.
Dice che “la gente del presidio ha trovato la chiave di volta per comprendere quel che stava capitando”, nella reciprocità dei saperi diversi. Una parte di questa eterogeneità è stata la convergenza con altre esperienze di lotta. Le Madri di Ituzaingó, che avevano ottenuto un’importante vittoria lo stesso giorno dell’annuncio dell’investimento della Monsanto, costituiscono un supporto e un punto di riferimento poiché, in un altro quartiere di Córdoba, sono state le prime a mobilitarsi contro le fumigazioni.
Grazie a Nora Cortiñas, la gente del presidio ha conosciuto le Madres de Plaza de Mayo, e poi il Premio Nobel Adolfo Pérez Esquivel, gli scienziati impegnati nella lotta Andrés Carrasco e Raúl Montenegro, insignito del premio Nobel alternativo.
Nei 12 mesi dell’accampamento “abbiamo imparato ad ascoltare l’altro, a mangiare assieme. Io ho appreso che ci sono vegani e vegetariani, abbiamo imparato a discutere tra noi”, assicura Esther. Il passo successivo è che “abbiamo imparato a far politica senza essere dei politici”. L’eterogeneità e il sentirsi tutti uguali hanno creato uno spazio-tempo di auto-educazione collettiva, senza dirigenti né diretti, senza divisione del lavoro tra le persone che comandano e quelle che eseguono. Esther evidenzia anche la terza questione “Se abbandoniamo la strada, le lotte finiscono”.
L’azione diretta è insostituibile quanto l’essere disposti a mettere in gioco il proprio corpo. Ci sono le grandi manifestazioni di 5 mila persone, in un centro di 15 mila abitanti, ma ci sono anche le azioni quasi individuali come sdraiarsi a terra di fronte a decine di camion. La potenza non sta nella quantità ma nella decisione di mettersi in gioco.
È questa scelta che ha portato nell’accampamento decine di giovani, “gli hippies” come ora li chiamano, che negli ultimi mesi stanno dando il loro appoggio al presidio. I cittadini hanno imparato a convivere anche con loro e, soprattutto, a superare le diffidenze. A Córdoba, alla fine del 2013, in seguito allo sciopero della polizia, è divampato un clima di terrore.
Hanno chiamato “gli hippies” perché li aiutassero a proteggere le case e i piccoli negozi e lì – nel mezzo della crisi – il loro sguardo su quei giovani diversi è cambiato. (MU, agosto 2014).
Infine un aspetto importante: la creatività. Non possiamo vincere seguendo i percorsi consueti. Non si può convincere senza creare cose nuove capaci di esprimere la potenza che si sprigiona dalle azioni di resistenza. I componenti dell’assemblea hanno imparato concetti scientifici, hanno raccolto informazioni da diffondere nel quartiere e, assieme ad un laboratorio di analisi e alla cattedra di tossicologia dell’Università di Buenos Aires, hanno effettuato prelievi di sangue agli abitanti del posto.
Queste analisi hanno dimostrato che 7 persone su 10 presentano nel sangue sostanze agro-chimiche, come l’Aldrin e il Dieldrin, che sono proibite in buona parte del mondo. Persone addette alle comunicazioni e collettivi di giovani hanno creato il sito web Ecos Córdoba che pubblica articoli, foto e video sulla resistenza contro la Monsanto con l’intento di “dar visibilità alle implicazioni e alle conseguenze del modello estrattivista”. Il sito contribuisce al coordinamento delle lotte nella provincia. C’è molto altro.
Si potrebbe parlare del ruolo fondamentale delle donne, però quello ormai è quasi un luogo comune. Per il momento, vale la pena di insistere sul fatto che un piccolo gruppo di persone, unite nell’azione, è in grado sia di sconfiggere multinazionali e Stati, sia di scuotere dall’inerzia buona parte della popolazione.
Ott 16
ALLARME spaghetti ai pesticidi: De Cecco, Barilla e altre marche…
Un test effettuato in Svizzera dimostra la presenza di insetticidi negli spaghetti più comuni acquistati nei supermercati. Si salvano i prodotti biologici. Prodotti contaminati, anche se nella norma…
Una notizia che fa scalpore e che viene da un test effettuato in Svizzera: alcuni spaghetti, ad esclusione di quelli da agricoltura biologica, contengono tracce di erbicidi e pesticidi.
A certificare questa amara verità è un test comparativo effettuato dalla rivista svizzera di consumatori Bon à savoir. La notizia rimbalzata in tv attraverso la Radiotelevisione svizzera RTS, ma non ha oltrepassato con altrettanto clamore la catena alpina. Il confronto è avvenuto su 15 campioni di spaghetti, di cui 13 prodotti convenzionali e 2 prodotti bio. I prodotti biologici, di due marche elvetiche, passano il test senza note negative.
Mentre su sei confezioni sono state trovate tracce di pirimifos metile che viene usato per la conservazione del grano nei silos, queste confezioni sono Prix Garantie, Combino, Reggano, Barilla e La Pasta di Flavio. In due altri campioni sono state rinvenute anche tracce di altri disinfestanti (cipermetrina e terbufos).
Dispiace dover rilevare che quattro di questi prodotti sono di origine italiana, anche se non conosciamo la provenienza dei grani impiegati. Le marche sono Combino, Reggano, Barilla, La pasta di fallivo. Nessuna traccia di pesticidi come dicevamo in tutti i prodotti biologici, ma anche in De Cecco, Garofalo e nella confezione di spaghetti Barilla integrali.
Bisogna evidenziare che tutte le quantità di residui trovati rimangono al di sotto dei limiti imposti dalla legge.
Ma si potrebbe disquisire a lungo sulla quantità minima tollerabile di insetticidi assunti per via alimentare, sui i loro effetti sulla salute, anche in quantità minime, e sulle ripercussioni di carattere biologico e ambientale. Invitare i consumatori a ingerire pesticidi ed erbicidi a norma di legge non sembra molto salutare e attento nei confronti dell’essere umano.
Confezioni con pesticidi
Ott 15
1915-1938: sulla stampa americana si parla di 6 milioni di morti Ebrei. Molto prima di Hitler.
10 quotidiani per lo più amercani, tra il 1915 e 1938 ripetutamente parlano di 6 milioni di morti Ebrei. Molto prima della Seconda Guerra Mondiale…
Nel seguito una sintesi tradotta da articoli, soprattutto di quotidiani americani, presentati in questo video e che spaziano dal 1915 al 1938. Si noti la ripetizione di “6 milioni di Ebrei“, che devono venire massacrati e morire di stenti. Evidente che soprende molto leggere queste notizie, cosi in anticipo rispetto all’olocausto storico associato a Hitler.
6 giugno 1915: The Sun”, NewYork
“Dalla distruzione del tempio di Gerusalemme gli Ebrei non conoscono pagina più oscura nella loro storia, di quella che il governo russo sta scrivendo oggi. 6 Milioni di Ebrei, metà degli Ebrei in tutto il mondo, sono perseguitati, umiliati, torturati, ridotti alla fame. Migliaia sono stati fatti fuori. Centinaia di migliaia di Ebrei, vecchi, donne e bambini, sono portati di città in città, senza pietà, deportatidal governo, attaccati da truppe del loro paese, oltraggiati e saccheggiati”.
18 ottobre 1918, New York Times, pag 12
“Fondo di 1 milione di dollari per ricostruire la “ebraicità”.
6 milioni di anime avranno bisogno di aiuto per recuperare la vita normale, quando la guerra sarà finita.
6 milioni di Ebrei hanno bisogno di aiuto.
8 settembre 1919, New York Times, pag 6
Ebrei Ucraini vogliono fermare i pogroms. 127.000 Ebrei sono stai uccisi e 6 milioni sono in pericolo. Ci presentiamo ora al mondo con uno slogan determinato: ”Quei pogroms devono essere fermati”, ha detto il Presidente nel suo messaggio annuale. “Si tratta solo di metetre questi fatti davanti agli occhi del mondo civilizzato , non dobbiamo permettere che il mondo si assopisca. Il fatto che la popolazione di 6 MILIONI di anime in Ucraina e Polonia, abbia ricevuto notizia sia nelle azioni che dal mondo, che verrà completamente sterminata …questo fatto è davanti al mondo come massimo tema del tempo presente
12 novembre 1919, New York Times, pag 7
“Felix Warburg, Presidente del Comitato Congiunto di Distribuzione di Fondi Americani per gli Ebrei che hanno sofferto in guerra (Joint Distribution Commitee of American Funds for Jewish War Sufferers), tornato molti giorni fa da un viaggio in Europa, ha reso noto ieri alcune delle sue scoperte:
“I colpi degli eserciti contendenti hanno rotto la schiena alla ebraicità europea – ha detto- ed hanno tragicamente ridotto ad una inimmaginabile povertà, malattia e fame, circa 6 milioni di anime, o la metà degli Ebrei che popolano la terra.
23 febbraio 1920, Costituzione di Atlanta, frontespizio e pag 3
“50.000 dollari raccolti in città per salvare gli Ebrei che soffrono”. Agli Ebrei di Atlanta viene richiesto di darsi da fare per l’occasione e contribuire al fondo di emergenza, per poter salvare la vita di 6 MILIONI di persone.,
Parla il Rabbino Marx, che ha fatto una eloquente supplica perché ci fossero risposte generose alla richiesta dei rappresentanti del fondo di soccorso ebreo. Ha disegnato un grafico della morte e fame di 6 milioni di Ebrei che vivono nell’Europa dell’Est e in Palestina e che hanno parlato della persecuzione a cui sono stai sottoposti, non solo negli ultimi 4 anni, per per quasi un secolo.
“In migliaia e migliaia della nostra gente sono morti di fame e di pestilenza”.
7 maggio 1920 , New York Times, pag 11
L’aiuto di guerra per gli Ebrei, riceve 100.000 dollari in dono.
Il fondo per gli Ebrei che hanno sofferto in guerra, nell’Europa Centrale e dell’Est, dove 6 milioni hanno dovuto affrontare orribili condizioni di fame, malattia e morte, si è arricchito ieri di un contributo di 100.000 dollari da parte di Nathan Strauss.
20 luglio 1921, New York Times, pag 2
“Chiede all’America di salvare 6 milioni in Russia”
6 milioni di Ebrei Russia stanno per essere sterminati in un massacro. Mentre la fame si sta diffondendo, il movimento di controrivoluzione sta conquistando terreno e il controllo sovietico sta svanendo. Questa affermazione nasce da documenti ufficiali, presentati al governo di Berlino, che mostra che molti progroms stanno infuriando in tutte le parti della Russia ed Ucraina.
Nota bene: 12 anni prima che Hitler appaia sulla scena con i campi di concentramento
29 dicembre 1931, Montreal Gazette, pag 6
“6 milioni di Ebrei temono di morire di fame”
Cattive condizioni in Europa sud orientale, riportate dal Rabbino Wise
. 6 milioni di ebrei nelll’Europa Orientale rischiano di morire di fame e, ancor peggio, nel corso nel prossimo inverno, se non si raccoglieranno ulteriori fondi da parte del Comitato Congiunto di Distribuzione di fondi Americani per gli Ebrei che hanno sofferto in guerra, per raggiungere un budget stimato di 2,5 milioni di dollari
31 maggio 1936, New York Times, pag 14
qui non si dice di 6 milioni di Ebrei ma si accenna all’olocausto
“Gli Americani fanno appello per un “rifugio ebreo”
. La petizione, nell’esprimere l’opinione di una leadership cristiana illuminata, negli Stati Uniti, favorendo una maggiore immigrazione ebrea in Palestina, sottolinea le sofferenze intollerabili di milioni di Ebrei, “nell’Olocausto europeo” (prima ancora che scoppiasse la seconda guerra mondiale!). Ma ancora:
“E’ nel potere della Gran Bretagna, quello di aprire i cancelli della Palestina e lasciar entrare gli Ebrei vittimizzati e perseguitati, che sino scappati dall’olocausto europeo. (più di 3 anni prima che scoppiasse la Seconda Guerra Mondiale!)
23 febbraio 1938, New York Times, pag 23
“Fotografata la tragedia ebrea: ”
Una immagine deprimente di 6 milioni di Ebrei nell’Europa Centrale, privati di protezione e di opportunità economiche, che stanno lentamente morendo di stenti, in cui tutte le speranze se ne sono andate, è stata presentata agli insegnanti da Jakob Tarshis, noto ai suoi ascoltatori radio come il lampionaio
. Mr Tarshis rappresenta il Comitato Congiunto di Distribuzione di fondi Americani per gli Ebrei
“
La tragedia ebrea è cominciata quando Hitler è andato al potere nel 1933”
Ott 15
Ritrovato lo scheletro di un vampiro: “Ha un paletto conficcato nel petto”
SOFIA – L’Indiana Jones della Bulgaria mette a segno un’altra scoperta: per gli appassionati di Dracula e del mito dei vampiri, il professore Nikolai Ovcharov ha scovato una tomba in cui giaceva uno scheletro con un palo conficcato nel petto.
L’archeologo, che ha dedicato la sua vita a scovare i misteri delle antiche civiltà, ha annunciato di aver fatto la scoperta durante gli scavi alle rovine di Perperikon, un’antica città della Tracia a sud della Bulgaria, vicino al confine con la Grecia.
La città era abitata fin dal 5000 a.C., ma fu scoperta solo 20 anni fa: si crede che sia il luogo dove si ergeva il Tempio di Dioniso, il dio greco del vino e della fertilità. Ed è proprio tra i reperti del sito, che comprendevano una cittadella di collina, una fortezza e un santuario, che è stata trovata la “tomba di un vampiro”.
Ovcharov ha annunciato di aver trovato uno scheletro medievale, risalente al 13° secolo, straordinariamente conservato sulla cui sorte non ci sono dubbi: «Siamo di fronte a un rituale anti-vampiro – ha detto il professor Ovcharov – Il paletto conficcato nel petto del cadavere, secondo un’antica credenza, impediva all’uomo di risorgere dai morti e terrorizzare i vivi.
Alcune volte lo stesso rituale veniva riservato a persone che morivano in circostanze particolari, come ad esempio un suicidio».
Lo scheletro, che dovrebbe essere di un uomo di età compresa tra 40 e 50 anni, ha un grosso vomere – un’asta di ferro utilizzato negli aratro – infilato nel petto.
La gamba sinistra è staccata dal corpo e abbandonata accanto al cadavere. «Il vomere pesa quasi un chilo e quando veniva conficcato nel corpo rompeva le ossa della spalla.
In questo caso, infatti, la clavicola si trova in posizione irregolare» ha continuato l’archeologo. Per la Bulgaria è il terzo ritrovamento del genere: la scoperta ha una forte somiglianza con altre due tombe trovate nel 2012 e nel 2013 nella località balneare di Sozopol, a 300 chilometri a est di Perperikon: allora i due scheletri vennero ribattezzati “i vampiri gemelli di Sozopol”.
Ott 15
Trovato il parente più prossimo di Eva
Morto più tardi di Socrate e Aristotele, nel 315 a.C. in Sud Africa, questo pescatore è il parente più prossimo finora noto al comune antenato femminile dell’umanità – Eva mitocondriale.
Se si traccia all’indietro il DNA nei mitocondri ereditati dalla madre all’interno delle nostre cellule, tutti gli esseri umani hanno un teorico antenato comune. Questa donna, conosciuta come “Eva mitocondriale”, è vissuta tra 100.000 e 200.000 anni fa in Africa del sud. Non era il primo essere umano, ma ogni altra linea femminina che alla fine non ha avuto figlie femmine, non è riuscendo a trasmettere loro il DNA mitocondriale. Come risultato, tutti gli esseri umani di oggi possono far risalire il loro DNA mitocondriale a lei.
Dentro il suo DNA, e in quello dei suoi contemporanei, esistevano quasi tutte le variazioni genetiche che vediamo negli esseri umani di oggi. Poiché al tempo di Eva, diverse popolazioni di esseri umani si sono allontanati geneticamente, formando i gruppi etnici distinti che vediamo oggi.
Ora uno scheletro risalente a circa il 315 a.C., non molto tempo dopo la morte di Alessandro Magno, è stato identificato come un membro di un ramo precedentemente sconosciuto sull’albero della famiglia umana. E’ il primo gruppo a divergere da tutti gli altri esseri umani moderni mai identificato (Genome Biology and Evolution, doi.org/v59). L’uomo aveva 50 anni quando morì, ed è il primo essere umano antico dall’Africa sub-sahariana – la culla dell’umanità – di cui si sia sequenziato il DNA.
“Egli appartiene alla più antica stirpe divergente – la più antica che conosciamo”, dice Vanessa Hayes dell’Istituto Garvan di Sydney, in Australia, che ha guidato il lavoro. Dice che i suoi antenati si siano discostati dagli altri esseri umani circa 150.000 anni fa.
“Questo è una ricerca molto emozionante”, dice il genetista David Reich presso la Harvard University. “E’ il primo antico DNA ad essere mai stato stratto in modo convincente da un contesto africano.”
L’uomo è stato trovato nella baia di Santa Elena in Sud Africa nel 2010 dall’archeologo Andrew Smith presso l’Università di Città del Capo, e esaminato dall’antropologo Alan Morris presso la stessa università.
Morris ha scoperto che l’uomo era un raccoglitore marino. Una crescita ossea nel suo canale uditivo – nota come “orecchio del surfista” – ha rivelato che passava un sacco del suo tempo nelle fredde acque del sud dell’Oceano Atlantico, raccogliendo cibo.
L’uomo era alto 1,5 metri e fu sepolto in una tomba con un gran numero di conchiglie. Questo è insolito per i cacciatori-raccoglitori africani, che non sono noti per seppellire i loro morti, dice Hayes.
Esaminando le somiglianze e le differenze tra il genoma mitocondriale dell’uomo e quelle degli africani odierni, Hayes ha confermato che il gruppo dell’uomo si separò dai discendenti di Eva prima dei due più antichi gruppi già noti, che sono stati trovati tra i membri viventi dei popoli di lingua click sud africana, conosciuti come il Khoisan.
Vecchi geni
“E’, finora, il più antico lignaggio identificato”, dice Rebecca Cann dell’Università delle Hawaii a Manoa, una genetista che ha contribuito a sviluppare il lavoro che ha portato all’idea di Eva mitocondriale.
Anche se ha vissuto più di 100.000 anni dopo Eva mitocondriale, egli fornisce la visione finora più vicina del make-up genetico del legame tra tutti gli esseri umani viventi. Il suo DNA è geneticamente “più vecchio” del nostro, dice Hayes.
Poiché il DNA mitocondriale viene ereditato solo dalla madre, i genetisti lo usano per tracciare quanto è cambiato nel corso degli anni e per individuare i rami dell’evoluzione umana e la nostra diffusione in tutto il mondo. Faceva parte di ciò che ha convinto gli scienziati che gli esseri umani anatomicamente moderni abbiano avuto origine in Africa.
Anche se il campione ha soli 2330 anni di età, altre discendenze umane intorno a questo periodo erano più discostate dall’Eva mitocondriale. Genomi da resti in Europa – anche se cronologicamente molto più vecchi – sono stati modificati da alcuni grandi eventi di selezione – strozzature genetiche che spazzano via enormi quantità di diversità genetica e creano nuove linee.
L’età dei resti suggerisce che il pescatore ha vissuto nella regione che oggi è il Sud Africa prima di una qualsiasi delle note migrazioni umane verso quella zona, in particolare prima dell’arrivo cruciale dei gruppi da pastore da più a nord, circa 500 anni più tardi.
“Sappiamo molto poco dei più di 100.000 anni di storia all’interno del continente, nonostante fosse la culla del genere umano”, dice Wolfgang Haak, un palaeobiologo presso l’Università di Adelaide in Australia.
Haak afferma che il genoma mitocondriale di quest’uomo, soprattutto se ne troveremo di più simili al suo, aiuterà gli scienziati a sviluppare una mappa di come i primi uomini moderni si siano spostati dall’Africa. E il sequenziamento del suo genoma nucleare – l’informazione genetica ereditata da entrambi i genitori – e quella di altri esemplari antichi potrebbe dare un quadro più complesso di come i gruppi si sono mescolati tra loro.
Hayes è particolarmente ansiosa di vedere come i genomi dei primi agricoltori africani differiscano da quelli dei cacciatori-raccoglitori. “La cosa più importante che ha cambiato il volto del pianeta è la conversione da cacciatore-raccoglitore a agricoltore,” dice. “Da dove siamo partiti, e questo come ha cambiato il nostro genoma?”
Hayes sta producendo una mappa migliore degli spostamenti dei primi esseri umani, utilizzando i genomi che ha sequenziato da persone che vivono in Africa oggi, appartenenti ai primi lignaggi umani. Passo dopo passo, Hayes dice, si arriverà alla radice dell’umanità.
Ott 14
Nixie: ecco il drone da polso per i selfie dall’alto + VIDEO
Un selfie così non lo abbiamo mai fatto dall’alto. Tutto merito del piccolo drone da polso Nixie.
L’ultimo nato del settore della tecnologia indossabile porta la firma di alcuni giovani designer ed esperti di robotica che con il quadricottero da polso sono arrivati in finale alla Intel Make it Wearable competition. Nixie è ancora un concept ma ha già attirato su di se grande attenzione. Simile a un braccialetto, il dispositivo si indossa sul polso e promette di regalare selfie d’eccezione.
Il team, formato da Christoph Kohstall, Michael Niedermayr e Jelena Jovanovic, ha preso un piccolo quadricottero e lo ha trasformarlo in un gadget indossabile, che consente di avere sempre una macchina fotografica volante nelle vicinanze. Un mix che unisce la moda dei selfie al sempre più dilagante fenomeno dei droni.
Come funziona? Il drone volante vive sul nostro polso e all’occorrenza può essere lanciato verso il cielo per cogliere un selfie da una prospettiva insolita.
Nixie usa un processore Intel Edison che funziona a bassa potenza, eliminando così il problema di avere batterie ingombranti, anche se la durata della carica è ancora limitata. Altro problema che i produttori dovranno risolvere è la fragilità, che lo rende difficile da tenere in tasca o in borsa.
Ostacoli facilmente superabili. Non passerà molto tempo prima di lanciare il piccolo drone indossabile verso il cielo tramite il suo software. Poi, in posa e clic!
Ott 14
L’avanzata dell’ISIS e l’inizio della Terza Guerra Mondiale
In una recente intervista rilasciata a Luke Rudkowski, ex giornalista BBC e fondatore di “We Are Change”, lo scrittore e ricercatore David Icke ha spiegato che il mondo si sta dirigendo sempre di più verso una nuova guerra su scala globale, e l’avanzata dei fondamentalisti dell’ ISIS aggiunge un’ulteriore tassello a tutto ciò.
Nell’intervista Icke ripercorre l’ascesa del gruppo terrorista, avvenuta in pochissimo tempo e ricorda che tale gruppo è “incredibilmente” ben armato e finanziato, con oltre 2 miliardi di dollari, cosa che può risultare alquanto “strana” per un gruppo del genere.
Tale questione era stata già ricordata tra l’altro da un articolo di Maurizio Molinari su “la Stampa” del 21 settembre scorso, in cui si affermava anche che i maggiori finanziamenti a ISIS derivano dal Quatar e dal Kuwait, paesi che “paradossalmente” risultano alleati degli Stati Uniti che combattono la stessa ISIS, paesi che hanno anche finanziato la cosiddetta “rivoluzione” in Siria, da dove i terroristi ISIS hanno iniziato la loro sanguinaria conquista del Medio Oriente.
Continuando nell’intervista Icke afferma che sia l’avanzata di ISIS che l’eventuale prossima Terza Guerra Mondiale servano all’instaurazione del cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale“, ovvero la costruzione di un’unico stato globale di stampo presumibilmente totalitario, a cui aspirano diverse lobby di potere internazionali.
Secondo il ricercatore inglese sia la guerra in Libia che l’attuale situazione siriana sono parte di tale piano, e la Terza Guerra Mondiale coinvolgerà anche Cina e Russia, quest’ultima sempre di più in pessimi rapporti con gli States e l’UE a causa della questione ucraina.
Nell’intervista Icke cita anche il probabile ruolo che avrà Israele in tale situazione, ipotizzando che a causa di un’eventuale attacco ISIS allo stato ebraico, ciò risulterebbe come casus belli della guerra vera e propria.
Su quest’ultimo punto, c’è anche da dire che la questione israelo/palestinese risulta indubbiamente importante in tale “piano”, come avevo anche ricordato in un articolo di luglio.
Interessante su tale tematica è la descrizione della Terza Guerra Mondiale fatta in un carteggio (sulla cui autenticità non si è del tutto certi), nel 1871 da Albert Pike, un generale e avvocato statunitense nonché gran maestro massone di grado 33° del Rito Scozzese Antico ed Accettato, e Giuseppe Mazzini, rivoluzionario italiano e membro della società segreta “Carboneria“:
“La Terza Guerra Mondiale dovrà essere fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d’Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo le nazioni rimanenti, una volta di più divise e contrapposte fra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico“.
Il Video dell’intervista
Ott 13