La FIFA manterrà la promessa di salvare l’animale mascotte dei Mondiali?
Una Ong brasiliana accusa la Fifa di non aver rispettato i patti su Fuleco, l’armadillo simbolo di Brasile 2014. Dove sono finiti i soldi destinati alla lotta contro l’estinzione della specie?
Polemica chiama polemica e allora ecco che, nel Mondiale più criticato di sempre, anche la mascotte può diventare terreno di scontro. Fuleco (calcio ed ecologia in portoghese), l’armadillosimbolo ufficiale di Brasile 2014, spopola come gadget sugli scaffali dei negozi del Paese, ma ha vita dura nella sua dimensione reale. Lo Iucn (International Union for Consevation of Nature) lo ha, infatti, inserito tra gli animali a rischio estinzione. Toccato nell’anima, nel 2012, Jérôme Valcke, segretario generale della Fifa (Fédératione Internationale de Fotball Association), lo scelse comemascotte, sperando che la grande vetrina della Coppa del Mondo potesse fermarne l’esaurimento della specie.
Poi, ritardi nella costruzione degli stadi e proteste di piazza devono aver avuto la meglio e delle sorti del tatu-bola, come viene soprannominato in Brasile per la sua propensione a trasformarsi in una palla quando in pericolo, nessuno si è più preoccupato.
Così l’Ong brasiliana Associação Caatinga, attiva nella salvaguardia della Caatinga, una macchia desertica dove vive l’armadillo, è passata all’attacco accusando la Fifa di mancanza di etica.
“Ricordo quando Valcke mi disse che il calcio avrebbe potuto aiutare”, commenta Rodrigo Castro, biologo e coordinatore dell’Ong, “ma in realtà non è cambiato nulla. Nelle periferie nessuno conosce la mascotte della Coppa, che poteva trasformarsi in un veicolo per la salvaguardia ambientale, ma non è andata così”. “L’obiettivo iniziale”, prosegue Castro, “era togliere l’animale dalla lista delle specie in via d’estinzione, un’operazione tra i 20 e i 50 milioni di reais (tra i 6 e i 16 milioni di euro circa). Mentre, a oggi, abbiamo ricevuto solo 100 mila reais (circa 30mila euro) dalla Continental (ndr uno degli sponsor della manifestazione). Una nullità se paragonato ai 90 milioni di dollari che pagano alcuni sponsor per mettere il loro brand negli stadi”.
Lo scorso mese, alcuni scienziati brasiliani, sulla rivista di settore Biotropica, avevano addirittura proposto che, a ogni gol segnato durante il Mondiale, mille ettari della macchia dove vive il tatu-bola venissero dichiarati protetti. Un’idea suggestiva e risolutiva, dato che la media gol degli scorsi tornei a fine competizione, è stata di circa centosettanta reti. Oppure, come sta chiedendo a gran voce l’Ong brasiliana, basterebbe che una piccola percentuale delle entrate legate alla vendita delle mascotte, 59,90 reais (18 euro) per il modello in plastica e 79,90 (25 euro) per quello di peluche, andasse per la tutela della specie, che è venduta sul mercato dei cacciatori intorno a cinquanta reais (15 euro).
Una situazione paradossale che fa sì che, il peluche con marchio Fifa, sia più caro dell’animale originale da cui ha preso ispirazione. Il grido d’aiuto è stato raccolto da più parti, anche da Henry Nicholls, giornalista scientifico del quotidiano londinese The Guardian che, attraverso la sua rubrica AnimalMagic, ha fatto una petizione scritta a Federico Addiechi, Fifa Head of Corporate Responsibility.
Dall’Ong fanno sapere che nutrono ancora speranze sull’impegno iniziale di Valcke e compagni e chissà, che un semplice armadillo, possa fare da volano per una Fifa economicamente ed ecologicamente più sostenibile.
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